ATTRAVERSATA è un poema sinfonico.

Il ripetere, la scansione della fissità di un’ immagine, è qualcosa di profondamente diverso,

nel suo attraversare il divenire, pur aderente alla stessa matrice del motivo di base. Il

movimento del pensiero temporale sulla fissità dell’immagine, musicalmente è tipicamente

Wagneriano, è fare un’arte pensando ad altra arte, ed è ciò che costituisce la circolarità

del pensiero creativo.

Una certa forma di ripetizione offre la possibilità di mostrare cose differenti.

Ho nella mia matrice formativa la filmografia di Francois Truffaut/ Eric Rohmer/Robert

Bresson/]ean-Luc Godard/Andrej Tarkovskij/Manuel de Oliveira/ kieslowsky… tanto quanto

basta ad avere contribuito alla mia visione poetica di vita della meraviglia nell‘istante in

cui si rivela. ATTRAVERSATA è la vicenda del tempo e della vita e dell’amore, fuori dal

frastuono delle cose per così dire inutili.

La vicenda umana nel suo spazio temporale come nel susseguirsi delle stagioni, nella sua

consistenza metafisica, con la scansione di un ritmo amoroso che è dell’amore. Il desiderio

di dire la vita in quello che diviene immagine residua di un paesaggio minimale a tratti

desolante ma in cui, li dove si posa l‘occhio, disvela una perfetta simmetria di movimento,

di suono, di variazione della luce nel suo fare alba e tramonto, tanto da incarnare il

paesaggio nella sua fisicità spirituale e simbolica. Uno sguardo leggero e minimale in nome

di una naturalezza da raggiungere spontaneamente.

L’aspirazione ad una più cristallina sintonia col reale è il tentativo di cogliere il gesto

puro incontaminato nella poetica dell’essere e non dell’apparire. Mostrare una cosa così

com’è, con la scarna alterazione possibile. Quello che dico non lo dico solo con le parole

ma seguendo il senso della parola con lo sguardo in cui vibra l’essere. Sono partita da

questa volontà, da questo desiderio da questo bisogno: di mostrare più che di ricreare.

Quel che mi interessa è la verità delle cose e non il lavoro che faccio per “raggiungerla”, e

in questo movimento verso le cose estrapolo con un procedimento socratico una bellezza

preesistente, la bellezza inscritta nella natura, sviluppando in qualche modo “un’etica di

ripresa”. E’ un realismo che mira a “suscitare l’invisibile partendo dal visibile”, la voce

scioglie arricchisce e rende più evocativa la semplice presentazione delle cose e pedina il

reale nella sua immediatezza. Il suono è in presa diretta insistendo sui suoni naturali e il

brano presente, composto da Carlo La Manna, lo è solo in parte e come elemento diegetico,

come elemento narrativo.

La parola, entrando in collisione con il potere evocativo di immagini che improvvisamente

svelano la ricchezza e l’inquietante bellezza del reale, ha la sua missione che è quella non

tanto di inventare, ma di scoprire, di catturare come una preda, quasi di rubare alle cose.

La costante tensione tra parola e immagine, è intreccio e gioco in una serie caleidoscopica

di rifrazioni in cui mai si trova una verità definitiva. La parola è nel suo ruolo conforme

alla sua natura di segno.

La bellezza come fine supremo, costringe a prendere in considerazione il mondo e la sua

verità.

Suscitare il gusto per la bellezza…la maieutica, etimologicamente, è l’arte della levatrice,

che porta la vita alla luce. Ed e, com’è ovvio, la tecnica socratica per far si che un

interlocutore lasci emergere, rispondendo ad una serie di questioni, la verità che ha in sé…

mettere in fila negazioni e paradossi opacità e inganni per dare infine alla luce questa

verità, la mia ricerca, un momento di completa sintonia fra uomo e natura in cui il mondo

si rivela in tutta la sua bellezza. Ma sono appunto momenti, piccoli miracoli, vissuti

intensamente per un attimo o lasciati fuggire senza avere l’umiltà per accoglierli. Pensando

alla pittura mi viene in mente Picasso…. È la tutto il suo dramma:

non sopportava di non poter mostrare allo stesso tempo la faccia e il profilo, l’interno e

l’esterno.

Dipingeva i paesaggi per impregnarsi di una certa luce. Si interessava allo spazio, al cielo,

alla linea dell’orizzonte, cercando di dimostrare che la Terra e curva solo per mezzo della

luce.

Solo se l’artista si trasforma in un dispositivo ricevente che vive in completa empatia con

quanto lo circonda, la sua arte sarà veramente vibrante. Agisco in questa prospettiva.

Qualcuno ha osservato dicendo: “ATTRAVERSATA è …si breve… ma di un tempo infinito!”

E allora ho capito il sentimento del mio sguardo e il suo intento…. cercare di cogliere un

tempo infinito. D’infinita bellezza.

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